Lui & Lei
La mistress 2
di geniodirazza
14.10.2022 |
5.436 |
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"Avevano stabilito d trattenersi solo un’ora, perché lui non aveva molto tempo, e finalmente cominciarono a scopare come era giusto fare; lui la leccò..."
Appena dentro, lo spinse con violenza su una poltrona e usò un nastro industriale per bloccargli mani e piedi contro la poltrona.“Che diavolo stai facendo?”
“Tu non hai capito chi comanda qui; ti sei sbattuto la ragazzina e credi di poter continuare a tenere con me un atteggiamento da maschio? Adesso ti insegno io chi è che domina, nella coppia; tu sei il mio slave e adesso imparerai a startene buono e zitto a guardare mentre io scopo come e quanto mi pare; se tenti di dire una parola, ti do tante botte in testa, con gli oggetti di ferro più duri che trovo, da rincoglionirti più di quanto tu non sia.
Come ti sei permesso di fare sesso con un’altra? Ti avevo detto chiaramente che dovevi chiedere il permesso, per fare una cosa del genere e che l’avresti potuta fare solo se ti avessi autorizzato!”
“Ginevra, ma che dici? L’accordo era che ciascuno fosse libero di scopare a patto di avvertire, se si poteva, o di comunicarlo subito dopo; io te l’ho comunicato … “
“Questo è quello che hai voluto capire tu, perché non hai il senso del comando; tra noi sono io a decidere qualunque cosa; tu sei solo un piccolo, misero, inutile schiavo, che si prende quello che mi degno di elargire come elemosina; il principio della libertà sessuale vale solo per me; tu te ne stai lì, impacchettato, a farti picchiare e trattare male. Lo capici adesso?”
“Non lo capisco e non lo accetto; siamo due persone libere di decidere un rapporto liberale; tu non puoi ergerti a dominatrice perché così ti va!”
“Quindi tu credi che io non posso fare di te quello che mi va? Lo vedrai adesso … Franco, vieni pure a farmi godere davanti a questo smidollato senza palle che pretende di stabilire accordi con la sua padrona!”
Al richiamo, uscì dal bagno, nudo come un verme e con un notevole cazzo ritto fra le cosce, uno dei suoi amici che talvolta aveva intravisto e di cui si diceva che se la sbatteva di tanto in tanto; aveva saputo anche che era un violento e manesco, temibile per la forza dei suoi pugni; si rese conto immediatamente che era opportuno tacere e sopportare la situazione, studiando sin da quel momento come uscirne; cominciò per lui il pomeriggio più terribile che avrebbe mai vissuto in vita sua.
Ginevra prese il maschio per il cazzo e lo portò vicino alla vittima legata; accostò il viso al suo e tirò a se la mazza, di oltre venti centimetri per lo spessore notevole di una lattina di media grossezza, tirò fuori la lingua e leccò la punta raccogliendo le gocce di precum; tenendo il cazzo molto vicino al viso di lui, leccò le palle trattenendo in mano la mazza che picchiava regolarmente contro la faccia e la fronte del prigioniero
Dopo aver metodicamente leccato tutta l’asta, dai coglioni alla cappella, aprì la bocca e si fece entrare in bocca un bastone che sembrava non dovesse mai entrare in quella fornace; con gesto repentino, lo sfilò dalla sua e cercò di infilarlo nella bocca di Paolo.
“Se questo cazzo mi entra in bocca, te lo stacco coi denti; poi voi mi ammazzerete, ma domani tu vai a cantare col coro di voci bianche della chiesa; bada che non scherzo; sono costretto a sopportare già troppo.”
“Senti, stronza, mi hai chiamato per scopare o per farmi rischiare l’evirazione? Io me ne fotto di quello che tu vuoi fare con il tuo cornuto; se vuoi scopare, mi sta bene; se vuoi vendicarti di non so che, scegli un altro complice; io non rischio le palle per un capriccio imbecille tuo; non ho nessun desiderio di farmi succhiare da un maschio che neppure lo vuole fare; o ci mettiamo a scopare o me ne vado immediatamente.”
“Va bene; per oggi ti lascio a guardare; ma vedrai che prima o poi il mio schiavetto farà pompini e si farà inculare come ho in mente io … “
“Se tu fossi meno zoccola e smaniosa di cazzo, sapresti anche che a forza queste cose non si fanno; se una non vuol farsi scopare, non ci riesci neanche con una pistola in mano; solo te conosco, che non rifiuta un cazzo nemmeno quando fa schifo; e non riesco proprio a immaginare perché rompi i coglioni ad un povero cornuto; non ti basta riempirlo di corna? Perché vuoi ad ogni costo fargli anche succhiare il cazzo?”
“Quello che voglio non ti deve interessare; ti ho chiamato per scoparmi; fallo e sta’ zitto, almeno; le mie voglie sul cornuto sono un problema mio che non saresti in grado di capire; scopa e taci, caprone!”
Aveva ripreso a succhiare il cazzo, sempre col viso accosto a quello di Paolo, e si faceva arrivare la lunga e grossa mazza fino alla gola; lui, immobilizzato alla poltrona, vedeva tutte le evoluzioni da grande pompinara che lei metteva in atto per succhiare il cazzo, leccarlo in ogni dove e farsi scopare fino nell’esofago; temette talvolta che soffocasse o che vomitasse, ma lei lo guardava irridente, sfilava il cazzo e gli rideva apertamente in faccia, invitandolo a godersi la sua arte nel pompino.
Era evidente però che il suo caprone mal si adattava al ruolo di strumento di una stupida vendetta; la sollevò quasi senza sforzo e la sbatté sul letto, tra le proteste di lei che non voleva muoversi da vicino alla poltrona; la rimise in piedi, la costrinse a piegarsi a novanta gradi, le fece poggiare le mani sul ventre del prigioniero e le sbatté in figa, a pecorina, la mazza fino alle palle; lei risentì del colpo assai violento, ma prevalse il piacere di guardarlo in faccia ed irriderlo mentre subiva l’assalto.
Quella prima scopata fu dura ed aggressiva; lui spingeva il ventre con tutte le sue forze contro il culo proteso e il cazzo si sentiva che arrivava profondamente nell’utero, forse provocando dolore; ma lei rideva e derideva la vittima invitandola a guardare come era grande un maschio vero che la sfondava con una mazza degna di questo nome; si masturbava, contemporaneamente, e gli passava le dita impregnate dei suoi umori sotto il naso e nella bocca incitandolo a godere dei suoi aromi.
Paolo aveva mentalmente già deciso di abbracciare quella croce e di organizzare immediatamente una risposta che facesse alla puttana tutto il male possibile; intanto, si sorbiva tutte le evoluzioni della loro scopata; prima che lui sborrasse, lo fece uscire dalla scopata a pecora e si sedette su Paolo allargando smisuratamente le cosce; invitò il caprone a montarla in figa in quella posizione; l’altro si mosse acrobaticamente, le sollevò le gambe e le sbatté il cazzo in figa.
Paolo si trovò ad avere il corpo di lei sdraiato sul suo, coi capelli che gli inondavano il viso e il cazzo di lui che andava e veniva dalla figa strusciandosi sul suo, stretto nei vestiti; il movimento gli provocò anche un accenno di erezione; ma lo schifo per la situazione assurda gli fece passare immediatamente qualunque velleità; l’altro la scopò a lungo e si vide nettamente che tratteneva la sborrata per portare al massimo il piacere della tortura che imponevano al cornuto.
Sfilatosi dalla figa, lui la fece girare e la spinse addosso a lui quasi totalmente; si accostò al culo che risultava abbastanza proteso e le sfondò il retto con un colpo solo, senza lubrificazione; lei ebbe un moto di reazione al dolore e cercò di baciarlo; lui si scansò inorridito e le sputò in faccia; lei rispose con una sberla che gli fece girare il viso.
“Nel conto ci sarà anche questo, stanne certa; giuro su quello che ho di più caro che la pagherai!”
“Senti, puttana, io sono venuto per un’ora di sesso come si deve; se devo stare qui a fare le tue vendette, meglio se ti cerchi un altro; io non ci sto più a tormentare un disgraziato che non mi ha fatto niente e che non mi risulta ti abbia fatto chissà quale offesa …. “
“Non capisci un cazzo! Ha scopato con un’altra senza chiedermi il permesso; voi siete solo cazzi al mio servizio; lui è soltanto lo schiavetto che deve fare quello che dico io; se non ti va di scopare alla mie condizione, vaffanculo; mi cerco chi abbia meno scrupoli; se lo schiavetto ti fa tanta pena, sbrighiamoci; scopami e levati dai coglioni; vuol dire che la prossima volta mi accerterò che chi mi scopa sia anche d’accordo con me.”
L’altro sembrò cedere al ricatto ma le impose di spostarsi sul letto e di obbligare la vittima a guardarli, ma senza imporre un contatto fisico tanto impegnativo; si accordarono infine che spostavano la poltrona col prigioniero accanto al letto, che lui la scopava come voleva e che lei stabilisse con la vittima il contatto che voleva, visivo, verbale o fisico, accontentandosi di quello che poteva ottenere.
Avevano stabilito d trattenersi solo un’ora, perché lui non aveva molto tempo, e finalmente cominciarono a scopare come era giusto fare; lui la leccò golosamente divorandole la figa fino a farle male coi denti; lei si prese in bocca il cazzo e se lo lavorò a lungo; poi lui la scopò più volte in figa, da diverse posizioni, e nel culo, con altrettante varianti.
Quando finalmente esaurirono la loro voglia di scopare e lei si sentì abbastanza soddisfatta della lezione impartita allo slave, lui si rivestì ed andò via; lei si lavò a lungo sotto la doccia e finalmente lo liberò; Paolo non reagì in nessun modo, come lei talvolta temette; accennò ad andarsene; ma lei lo fermò per dire che la punizione non era finita; tutti i sabato di tutto l’anno sarebbero stati utili per imporgli la sua superiorità ed obbligarlo a stare a guardare mentre si faceva scopare da maschi validi.
Decise di non rispondere alle provocazioni, soprattutto al riferimento alla validità dei maschi e all’implicita sua incapacità di soddisfare le voglie di una mistress; la guardò quasi con tenerezza, mentre se ne andava; sapeva che era l’ultima volta che la vedeva e provava tanta pietà per la paranoia che la donna apertamente dimostrava irrigidendosi su una convinzione assurda che si era inventata e che teneva ferma come verità evangelica.
Per tutta la settimana successiva lei non lo incontrò in azienda; non riuscì a telefonargli perché il suo cellulare non si connetteva al numero in suo possesso; tentò inutilmente di avere sue notizie; non aveva il coraggio di andare a casa sua, dove in realtà non era mai stata, perché temeva di essere riconosciuta dai vicini, per la maggior parte lavoratori della loro stessa azienda; naturalmente, non lo vide per il fine settimana quando in passato si erano incontrati per fare sesso.
Scivolò via un mese intero; quando vide che il suo ufficio era stato occupato da un nuovo funzionario, capì che forse se n’era andato definitivamente; parlò con la sua ex segretaria e, abilmente, riuscì ad appurare che Paolo si era licenziato, che aveva aperto uno studio privato di commercialista e che immediatamente aveva costruito un portfolio importante di clienti, per lo più tra i grandi imprenditori della zona, soprattutto quelli noti per fare dell’allegra finanza con elusione ed evasione delle imposte.
La segretaria le suggerì, se intendeva incontrarlo, di farsi incaricare di portare al suo studio gli incartamenti necessari per aprire un capitolo anche per quell’azienda; era stata scelta lei per fare la consegna; poiché era risaputo nell’ambiente che Ginevra aveva un rapporto intimo e privilegiato con Paolo, forse non sarebbe stato difficile farle affidare il plico dei documenti da recapitare, considerato anche che non era impegnata con l’amministrazione; si mise d’accodo e ottenne l’incarico.
L’ufficio, annesso all’appartamento, era in un nuovo quartiere residenziale assai elegante; la ricevette una impeccabile segretaria che annunciò all’interfonico la sua presenza; notò una certa perplessità nella risposta di Paolo che avvertì che sarebbe andato lui in anticamera; la guardò non senza meraviglia, ma rimase freddo come la incontrasse per la prima volta.
“Come mai hanno mandato te?”
“Mi sono raccomandata alla tua ex segretaria perché avevo necessità di incontrarti, visto come sei sparito … “
“Bene, hai svolto l’incarico; grazie e arrivederci!”
“Eh, no! Non credere di cavartela così; adesso mi spieghi cosa ti è successo … “
Li interruppe la segretaria che avvertì dell’arrivo di un soggetto pericoloso; Paolo le suggerì di chiamare immediatamente Antonio, mentre lui si ritirava in studio; Ginevra era disorientata e non capiva niente di quel che le scoppiava intorno; seguì quasi automaticamente lui che tornava nel suo studio privato mentre un rumore di passi e di espressioni volgari arrivava dall’esterno; la invitò a sedersi di fronte alla sua scrivania; le mise sotto gli occhi una pagina di giornale.
Era la prima pagina dell’edizione locale; recava su sei colonne la foto di quattro ragazzi vittime di un’aggressione brutale ad opera di un branco di balordi non identificati; leggendo il testo, scoprì che si trattava dei suoi amanti privilegiati, uno dei quali era stato protagonista delle torture inflitte a Paolo; gli altri erano in predicato per ripetere nelle settimane successive l’esperienza, da cui lui era dileguato forse per sottrarsi alla punizione.
“E allora???”
“Non vuoi proprio capire? Loro hanno pagato; tu sei in lista di attesa … “
“Che diavoleria ti vai inventando?”
Non ebbe tempo per rispondere; la porta fu aperta con violenza e si precipitò dentro un energumeno decisamente volgare e aggressivo che sbatté con forza sul tavolo due cartelle di documenti.
“Questi sono i documenti del ‘rosso’ e tu adesso li inserisci immediatamente tra i lavori urgenti, se non vuoi che ti spacco la faccia … “
Ginevra guardò la scena sorridendo beffarda; sapeva che, nell’occasione, la vigliaccheria di Paolo sarebbe risaltata; le parve quasi di rivedere la situazione delle minacce nella performance da cuckold che aveva proposto all’ometto, a casa sua; stavolta Paolo non fece una piega e guardò con intensità la segretaria che spinse un pulsante; la porta si aprì ed entrò un signore ben piantato, poco sopra i trent’anni, elegante e determinato.
“Antonio, quest’individuo dice di essere qui in nome e per conto del ‘rosso’; ne sai qualcosa?”
“Tu allora sei quella mezza cartuccia del ‘bisonte’ e sei venuto ad offendere l’amico di don Federico fin dentro il suo studio; ho paura che avete fatto male i conti tu e il rosso! Adesso, per rimediare un poco, tu ti metti in ginocchio davanti alla scrivania, abbassi la faccia fino al pavimento e lecchi le scarpe del dottore ... “
Ginevra vide, con gli occhi fuori delle orbite, l’energumeno inginocchiarsi e piegarsi prono fino ad avere il viso sul pavimento; si accostò alle scarpe di Paolo e le leccò; lui si ritrasse e lo invitò a rialzarsi; suggerì ad Antonio di portarlo altrove a parlare, mentre lui si sarebbe occupato dell’altra visitatrice.
“La signora è la Ginevra di cui ci dobbiamo occupare?”
“Sì, ma dobbiamo ancora valutare il danno e i rimedi.”
I due si allontanarono e lei rimase inebetita a guardare la nuova versione di Paolo che, a quel punto, la spaventava; balbettò.
“Cosa sta succedendo?”
“Succede che una troia mi ha obbligato a scegliere un sostegno; ricordi i ‘giustizieri’ alle superiori? Ecco, Antonio è un giustiziere che lavora per don Federico; se non lo conosci, sappi solo che comanda tutto quello che si muove in città, in provincia e forse in regione; quello che dice è Vangelo e Antonio mette in atto tutto quello che decide il boss.”
“E’ lui il responsabile del pestaggio dei miei amici?”
“Don Federico li ha giudicati, Antonio li ha condannati, qualcuno ha eseguito.”
“Qualcuno chi?”
“Vai a saperlo! In questi casi, a seconda della pena, si telefona a Napoli, a Reggio Calabria, a Palermo; in casi più gravi si chiede a Marsiglia o a Bogotà; arrivano i castigamatti, fanno quello che devono, spariscono e non resta traccia.”
“Per me da dove arriveranno?”
“Non lo so; non conosco neppure la pena decisa … “
“Tu come c’entri?”
“Io me ne stavo lontano il più possibile; una troia mi massacrò e dovetti chiedere aiuto; ho dovuto vendere la mia morale e la mia coscienza per difendermi dalla puttana; ora sono coinvolto totalmente e, dato il mio ruolo delicato, sono super protetto; chiunque mi tocca si pente amaramente … “
“Quando mi ammazzeranno? Chi lo farà?”
”Chissà!!!! sto ancora valutando i fatti; ci sei andata pesante e, se ricordi i ‘giustizieri’ alle superiori, non ci andranno leggeri; quando succederà, non lo sa nessuno; qualunque momento del giorno o della notte sarà buono; uno o più ragazzi partiranno da qualche parte, arriveranno qui, faranno quel che viene ordinato e spariranno … “
“Vuoi dire che là fuori ci potrebbe già essere qualcuno che mi aspetta per presentare il conto?”
“Ho chiesto di esaminare bene la tua posizione; non hanno ancora deciso; ma potrebbero averlo fatto senza avvertirmi … “
“Io non voglio morire o restare sfregiata; cosa posso fare per evitare la condanna?”
“Non so se puoi fare qualcosa; sono certo che stai pensando di affascinare Antonio e farti scopare per non essere ammazzata; ma hai più di trent’anni e lui sciala già con un harem di ventenni; non hai speranze … “
“Potresti dichiarare che sei innamorato di me e che mi hai perdonata … “
“L’infatuazione che avevo preso per te è sfumata quando ho dovuto aderire alla malavita per colpa tua; ho già perdonato ma non dimenticherò mai e non cancellerò le scene di quel pomeriggio; se ti ammazzano, forse verserò qualche lacrima sul tuo cadavere, ma niente altro.”
“Così mi costringi a vivere nel terrore che qualunque persona che incontro possa essere il boia mandato ad ammazzarmi … “
“Io ho vissuto di incubi fino a questo momento e, da quel che dicesti l‘ultima volta che ci siamo visti, avrei dovuto una volta alla settimana, per almeno un anno, subire le stesse botte e le stesse umiliazioni; ti sto solo restituendo con gli interessi quello che mi hai dato; ‘chi semina vento, raccoglie tempesta’; tu hai seminato un ciclone; aspettati almeno un uragano … “
“Io non reggo a una tensione così dura, ho gli incubi già adesso, di giorno; figuriamoci stanotte!”
“Adesso vattene; di’ ai tuoi padroni che farò il mio dovere, non per loro ma per don Federico; goditi il tempo che ti resta!”
Non accennava a muoversi; era terrorizzata all’idea di uscire in strada e rischiare un’aggressione come era successo ai suoi amanti; non rinunciava a sperare che lui recedesse dall’incazzatura e tornasse sulle sue decisioni; ma il buonsenso le suggeriva che il suo tempo era scaduto; il ricordo delle cinghiate dei ‘giustizieri’ a scuola le tornò vivo e la mandò nel panico.
“Gabry, stasera devo prenotare la cena da qualche parte; ci puoi pensare tu? … Anzi, senza pensare male, ti andrebbe di prenotare per due e venire a cena con me?”
“Io non penso mai male, specialmente con te; posso anche venire a cena con te; mi farebbe anche assai piacere; ma se pensi di proporre anche un dopocena, ricordati che sono monogama, fedele e votata all’amore; non mi dispiace affatto l’idea di avere una storia con te; piuttosto, la vorrei; ma solo se è come la immagino io, che sfoci in un grande amore e in una convivenza gratificante, in una famiglia con un figlio, per lo meno; ecco, ti ho detto il mio pensiero; vuoi ancora che prenoto per due?”
“Non solo; ti chiedo anche di scegliere l’anello che preferisci perché ti voglio tutta per me, compagna, amica, amante e, se ti riesce, innamorata … “
“Mi riesce, mi riesce senz’altro; in due mesi ho scoperto che mi sei molto caro; da questo momento, ti amo già; però non voglio che il nostro amore nasca su un terremoto con una prospettiva di morte; te la senti, in nome dell’amore che avrai per me, di perdonare a questa povera illusa e lasciarla vivere? Ce la fai a farla punire anche severamente ma a lasciarla vivere e non massacrarla con minacce di morte? Sai, in fondo sono ancora una povera contadina con certi valori e alcune fisime; se avviamo una storia bella e positiva con una minaccia di morte, sono certa che nasce sotto una cattiva stella e non può essere felice; se nasce con un gesto di indulgenza, anche io sono più serena e il mio amore si fa più limpido … “
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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